L'umanista digitale

L'applicazione dell'informatica alle scienze umanistiche in Italia è ancora pionieristica. Gli autori del libro si sono occupati spesso di informatica per le scienze umane:

  • Teresa Numerico: ricercatrice in Logica e Filosofia a Roma tre, dove insegna Epistemologia (teoria della conoscenza) dei nuovi media.
  • Domenico Fiormonte: ricercatore in Sociologia dei processi a Roma tre, ha tenuto un corso di Editoria online.
  • Francesca Tomasi: ricercatrice all'Università di Bologna, insegna Informatica umanistica.

L'intento del volume è quello di introdurre l'informatica nei corsi umanistici, per evidenziarne l'accresciuta importanza nelle scienze umane, approfondendo in più punti l'approccio delle digital humanities. Il libro è diviso in 4 capitoli, in cui analizza il modus operandi dell'umanista di fronte alla tecnologia.

  • Introduzione storica
  • Scrivere e produrre
  • Rappresentare e conservare
  • Cercare e organizzare

Introduzione storica

l'influenza delle materie umanistiche nell'elaborazione teorica del web e del suo sviluppo futuro.

Web 2.0

Viene spiegato come il web 2.0 non nasce solo per la volontà di condividere, bensì per veicolare la pubblicità: "Chi scrive in rete perde la visibilità e la riconoscibilità necessarie ad acquisisre lo "status" di autore".

Si possono stabilire descrizioni collettive, con attività di schedatura come il social tagging di pagine web, libri personali o risorse digitali. Il vantaggio del tag 2.0 è che i dati diventano disponibili e aperti in tutti i campi in cui siano accessibili e utilizzabili. Si giungerebbe all'idea di web 3.0 grazie allo sviluppo di archivi aggiornabili, interrogabili e aperti e al semantic web (metadata leggibile dalle macchine).

Open access (OA)

La scienza e la conoscenza devono essere e restare accessibili a tutti, senza restrizioni (nel 2016, l'ONU ha dichiarato l'accesso a internet un diritto umano). Gli articoli OA vengono citati più di quelli su riviste a pagamento, essendo che per la letteratura royalty-free l'unico interesse è l'impatto e la diffusione delle ricerche (senza rinunciare al controllo e alla valutazione degli articoli).

Scrivere e produrre

La scrittura è uno strumento di trasmissione della cultura e costruzione dell'identità: "babele di dialetti […] telematici".

Etnoscienze della scrittura

A partire dal concetto di digital ethnography (etnografia digitale, la "descrizione digitale del popolo") c'è una vera e propria crisi delle funzioni di docente-allievo.

L'etnografia postmoderna (per cui non esiste una vera obiettività, e non è possibile sviluppare un autentico metodo scientifico, negando e tendenze precedenti intese come "moderne") si evolve cooperativamente, evoca una totalità immaginata a partire da frammenti, per questo è importante lo studio dei testi online.

L'etnoscienza della scrittura deve essere un campo di studio che includa i modi di produzione, ricezione e fruizione della comunicazione in rete.

Digital divide

Il divario fra la popolazione e le regioni che hanno accesso alle tecnologie moderne, e quelli che non ce l'hanno o ce l'hanno ristretto. Per tecnologia, s'intendono telefoni, televisioni, computer e internet.

Rappresentare e conservare

Il terzo capitolo affronta il problema della consservazione delle risorse digitali per garantirne l'accessibilità nel tempo.

Ci si pone il problema di quale sia il modo migliore per conservare un documento digitale, e le trasformazione che occorrono per potervi operare. Questi materiali sono ospitati in repository, depositi organizzati di contenuti digitali accessibili agli utenti (ad esempio, le biblioteche digitali e gli archivi aperti).

Grazie al web 3.0, il web semantico sarà possibile costruire l'interazione fra repositories.

Cercare e organizzare

L'ultimo problema che affronta il libro è l'accesso alle informazioni, i meccanismi che governano le ricerche sul web, i motori di ricerca (DuckDuckGo, SEO e fake-news). Bisogna eliminare le condizioni di monopolio grazie a una reale condivisione.

"Gli umanisti, con poche eccezioni, non sembrano più essere al centro dei processi di diffusione della cultura, né come gestori, né come produttori, né come informatori. Questa crisi non ha cause semplici (non la si può di certo attribuire a Google), e bisogna riaffermare il ruolo dell'umanista, nel mondo dell'informatica frutto di scelte"

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